Rappresentazione, infanzia e inclusione: una riflessione aperta

Rappresentazione, infanzia e inclusione: una riflessione aperta

Quando si disegna per l’infanzia, ogni dettaglio comunica. Un gesto, un colore, un oggetto: tutto può diventare simbolo, specchio, oppure occasione di fraintendimento. Nei giorni scorsi, un commento ricevuto sui nostri canali social ci ha offerto lo spunto per una riflessione importante: cosa significa oggi rappresentare l’infanzia in modo rispettoso e inclusivo?

Oltre lo stereotipo: uno sguardo che va educato

Nei libri per bambini, il rischio dello stereotipo è sempre dietro l’angolo. Ma attenzione: uno sguardo adulto, carico di significati pregressi e sovrastrutture culturali, può interpretare come stereotipato ciò che per un bambino è semplicemente riconoscibile. Una bambina che gioca con una bambola non è, per un bambino, un simbolo sessista: è un’immagine che rimanda al gioco, alla cura, all’affetto.

Il rischio opposto, che vogliamo evitare con altrettanta attenzione, è quello di una rappresentazione forzata, rigida e meccanica dell’inclusione. Quando l’inclusione diventa una check-list da spuntare, perde il suo valore umano e si trasforma in un altro stereotipo. In Dorotea cerchiamo una via diversa: autentica, accessibile, ma mai finta.

Perché l’identificazione conta, ma anche l’apertura

I bambini leggono il mondo con gli occhi e con la pancia. Hanno bisogno di riconoscersi, certo, ma anche di scoprire realtà diverse dalla propria. Una buona rappresentazione è quella che permette entrambe le cose: identificazione e apertura.

Ci sono bambini che si sentono al sicuro se ritrovano sé stessi nei libri e altri che imparano molto proprio osservando qualcosa di nuovo, di “altro”. È questo equilibrio che ricerchiamo: immagini che rassicurano e che sorprendono, che parlano a tutti senza escludere nessuno.

Educare allo sguardo critico

Un aspetto su cui crediamo valga la pena investire è l’educazione allo sguardo. Insegnare ai bambini – e agli adulti – a guardare le immagini con curiosità, a porsi domande, a notare i dettagli senza correre subito a conclusioni affrettate.

In un tempo in cui tutto viene commentato e giudicato rapidamente, anche l’immagine più semplice può diventare oggetto di critica feroce o di strumentalizzazione. Educare allo sguardo significa coltivare il pensiero critico, accendere il dubbio costruttivo, allenare la capacità di osservare prima di interpretare. In questo modo anche la lettura di un albo illustrato può diventare un esercizio di pensiero e di dialogo.

Una riflessione aperta

In casa Dorotea crediamo nel potere delle immagini, ma anche nella responsabilità di chi le crea e le propone. Ogni libro, ogni illustrazione nasce da scelte ponderate, che tengono conto del bambino-lettore, ma anche del bambino-interprete: attivo, curioso, capace di leggere ben oltre ciò che gli adulti temono.

Disegnare una bambina con una bambola non dovrebbe essere motivo di scandalo, ma un invito a sospendere il giudizio, ad allenare lo sguardo alla complessità, a comprendere molteplici sfumature della rappresentazione.

Se ieri sarebbe stato considerato rivoluzionario disegnare un maschietto con una bambola, oggi è quasi audace disegnarne una tra le mani di una bambina. È proprio questo spostamento di senso, questa mutevolezza dei riferimenti culturali e simbolici, a ricordarci quanto sia necessario mantenere uno sguardo curioso e non giudicante, rispettoso della libertà di esprimere il mondo in tutte le sue forme.

Perché l’inclusione non è un vestito da indossare, ma un cammino fatto insieme, con pazienza e rispetto.

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